venerdì 2 maggio 2014



L'aratro


"[..] Poi indugiò sulla soglia del capanno attrezzi, dove non c'erano più attrezzi, solo una punta d'aratro spezzata, un rotolo di fildiferro in un angolo[...]" (pag.57)



L'aratro (lat. aratrum, dalla stessa radice di arare "arare"), utilizzato per l'aratura, è costituito da una trave sulla quale sono innestati un coltello che taglia la terra verticalmente, un vomere che la taglia orizzontalmente e un versoio che serve per capovolgere la zolla e frantumarla; posteriormente può essere dotato di stegole. Può essere sia a traino animale che meccanico, in alcuni casi dotato di ruote. 


Figura 1: aratro meccanico.



Figura 2: aratro antico.



L'aratro venne inventato dai Sumeri verso il 3500 a.C. (notizia dedotta dal ritrovamento di tavole raffiguranti un aratro stilizzato), ma neanche uno si è conservato fino ai nostri giorni; in seguito dalla Mesopotamia l'aratro si diffonde anche in Europa. I primi aratri erano delle semplici costruzioni in legno con una struttura portante e un bastone verticale, trainata sul terreno per solcarlo; successivamente venne aggiunto il vomere alla struttura, non in legno bensì in ferro. Solo a partire dal '700 vennero costruiti gli aratri in metallo: il primo modello fu quello di Joseph Foljambe del 1730; nel 1830 invece comparve il primo aratro in acciaio, fatto costruire da John Deere. In seguito nacquero gli aratri con le ruote, il seggiolino, l'uso di più vomeri e l'aggiunta di uno o due animali da traino, a seconda del tipo di terreno da arare. Gli aratri moderni vengono montati direttamente su un trattore, evitando quindi l'utilizzo di animali da traino, e consentendo l'utilizzo di ben sei versoi.


Nel testo viene citato numerose volte questo attrezzo, vista l'utilità; a pagina 122 viene nominato l'Aratro Sears Roebuck della Sears, Roebuck & Co.


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